Io Sono Nato Libero (1973)
Canto Nomade per un Prigioniero Politico
Banco del Mutuo Soccorso

Testo
dolce Marta, Marta mia
ricordo il fieno e i tuoi cavalli di Normandia,
eravamo liberi, liberi.
Sul muro immagini grondanti umidità,
macchie senza libertà,
ascolta Marta, in questo strano autunno
i tuoi cavalli gridano, urlano incatenati ormai
cosa dire, soffocare, chiuso qui perché...
prigioniero per l'idea, la mia idea perché.
Lontano è la strada che ho scelto per me
dove tutto è degno di attenzione perché vive, perché è vero, vive il vero.
Almeno tu che puoi fuggi via canto nomade
questa cella è piena della mia disperazione, tu che puoi non farti prendere.
Voi condannate per comodità, ma la mia idea già vi assalta.
Voi martoriate le mie sole carni, ma il mio cervello vive ancora... ancora.
Lamenti di chitarre sospettate a torto,
sospirate piano,
e voi donne dallo sguardo altero
bocche come melograno, non piangete
perché io sono nato, nato libero,
libero.
Non sprecate per me una messa da requiem,
io sono nato libero.
note e significato
Canto Nomade per un Prigioniero Politico trae spunto dal violento colpo di stato del Cile (1973), nel quale vennero uccisi numerosi intellettuali, per raccontare le riflessioni di un prigioniero politico. A tal proposito, Di Giacomo parla del ruolo della musica nella storia:
C'è una bellissima poesia di Neruda, La canzone del Taglialegna, che alla fine dice 'Io qui non vengo a risolvere nulla. Sono venuto solo per cantare e per farti cantare con me'. Parliamoci chiaro: la musica diventa uno stupefacente mezzo che può sensibilizzare, ma non risolve niente, perché cantare certe cose e trovare, dopo trent'anni, che le cose che hai scritto sono di una verità e di una attualità non fanno di te un genio, fanno di te un idiota dentro alla stupidità umana, che continua a fare le stesse cose stupide.

Vittorio Nocenzi affronta invece il tema della difesa delle proprie idee nel clima politicizzato degli Anni Settanta:
La nostra percezione di noi stessi, in quel tempo, era di musicisti che rifiutavano il luogo comune e le banalità. A noi sembrava volgare alzare il pugno su un palco, un gesto che andava molto di moda allora. Credevamo che le proprie idee non andassero usate come passepartout, ma semplicemente difese: perché sono le tue, e tu sei un uomo libero.
Magari bastasse scrivere buona musica per poter ottenere leggi migliori, o per proteggere i più deboli, o il nostro pianeta.
La musica è contro l'ignoranza perché ci fa desiderare di saperne di più; è contro l'esclusione perché fa comunicare fra loro persone che parlano lingue diverse; attraverso l'emozione induce alla partecipazione.
Bellissimo, amo il banco! Fanno parte degli anni più fantastici che siano esistiti. Sono felice di aver vissuto gli anni 70 eaverli ascoltati . Li amo.