
Annoverato tra i capolavori della letteratura mondiale, Alla Ricerca del Tempo Perduto di Marcel Proust è un mattone di 4,200 pagine, organizzato in sette volumi e un variabile numero di libri. I temi di cui si occupa sono la forza del ricordo, l’importanza delle abitudine, l’amore, l’eros, il viaggio (reale e immaginario), e l’etimologia dei toponimi.
Per chi, come me, ha una formazione scientifica, è difficile comprendere perché un’opera così esasperatamente ripetitiva, inutilmente prolissa e confusamente strutturata, debba godere di tanta considerazione.
Probabilmente molti dei critici che ne declamano la grandezza si sono limitati a scorrere una parte del primo libro, che è un po’ come suggerire di leggere l’intera Divina Commedia basandosi sulle ambientazioni ben caratterizzate dell’Inferno.
Quindi, se non siete sicuri di voler iniziare o meno questa impegnativa lettura, lasciate che vi dia dieci valide ragioni per farlo:
- Ogni paragrafo, per quanto noioso, è scritto molto bene, e tra le tante prolissità si nascondono grandi momenti poetici e riflessioni non banali.
- Il racconto offre una dettagliata testimonianza di come persone disturbate possano fraintedere semplici gesti e sguardi; e su questi fraintendimenti basare decisioni significative, come quelle di non parlar più con una persona. Utile per comprendere meglio la vostra vita sentimentale.
- Vi sentirete appartenere all’elite di quelli che hanno abbastanza tempo libero da poterlo sciupare leggendo un’opera così lunga.
- L’involontaria e perfetta descrizione dell’inutilità della classe nobiliare e dei suoi riti vi faranno apprezzare ulteriormente la Rivoluzione Francese.
- L’intento di dare all’opera un effetto onirico è ben riuscito. A volte potreste anche voi appisolarvi tra un dialogo e l’altro.
- Alcuni personaggi sono veramente ben caratterizzati, su tutti Françoise, la serva di casa Proust.
- Le paranoie del Narratore vengono analizzate in dettaglio, senza censura né senso del ridicolo.
- Potrete finalmente citare qualche episodio in più oltre alla famosa Madeleine (che resta comunque il punto più alto dell’opera).
- E’ bello scoprire che, rispetto a Marcel Proust, siamo tutti delle persone equilibrate, razionali e coi piedi per terra.
- Una volta richiuso l’ultimo volume e appoggiatolo sul comodino, godrete nel ritrovare il tempo a vostra disposizione e potrete quindi dedicarvi a una lettura migliore: Il Libro delle Inquietudini di Fernando Pessoa.
- Resterete scioccati nello scoprire che la Parte di Méséglise e la Parte dei Guermantes sono in realtà connesse.